La minaccia cinese: continua ad imperversare la peste suina

Ci siamo occupati qualche settimana fa della grave crisi che sta affrontando il mercato italiano della lavorazione della carne a causa dell’epidemia di peste suina verificatasi in Cina.

In poche parole, conseguentemente alle misure di contenimento dell’epidemia che hanno comportato un abbattimento massivo, il totale dei capi di bestiame si è ridotto del 20%, causando un forte rialzo della domanda e quindi un rincaro mai visto prima sul costo della materia prima, specialmente per i paesi maggiormente coinvolti nella lavorazione.





Clicca qui per leggere l’articolo del 14 Gennaio 2020

Ad oggi, mentre tutto il mondo accresce la propria preoccupazione per il nuovo coronavirus , che in data odierna conta più di 1700 vittime, il virus della peste suina africana , anche detto ASFV , continua ad imperversare in Europa. L’agente virale non porta rischi per l’essere umano ma ha gravi conseguenze economiche sia per gli allevatori, che devono fare i conti con l’abbattimento del bestiame, sia per i consumatori che sono di fronte a forti rincari.
A Padova poche settimane fa si è temuto il peggio a causa del ritrovamento di 9.5 tonnellate di carne di maiale potenzialmente contaminata dal virus. Il carico, immesso in territorio europeo violando tutte le norme e rimanendo nascosto in un doppio fondo era destinato agli esercizi di ristorazione della zona. Data la potenziale pericolosità le autorità ne hanno ordinato subito l’incenerimento per evitare ogni forma di contagio.
Il contagio del virus, che ha sintomi da infezione emorragica, può avvenire per contatto diretto, oppure per ingestione di carne o derivati di animali a loro volta contagiati. A queste modalità di trasmissione si aggiunge anche il contatto con qualsiasi oggetto contaminato.
L’agente eziologico è ancora in circolo anche nel resto del mondo, specialmente in oriente , dove le condizioni continuano a peggiorare: ad oggi sono 11 i paesi nei quali è in corso. Condizioni critiche in Indonesia, dove si è registrata la morte di circa 30 mila capi, in Corea del Nord, che conta la morte di 450 mila capi e la situazione non cambia nemmeno nel caso della Mongolia e del Vietnam, dove si temono drastici cali degli allevamenti.
La situazione più grave rimane quella della Cina , un paese controverso, messo a dura prova da più eventi quali lo scoppio del nuovo coronavirus, l’incalzante emergenza della peste suina africana che sta colpendo gli allevamenti suinicoli ed anche la diatriba commerciale con l’America. È un momento difficile e delicato in cui le evoluzioni future sono complesse da individuare.

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